Risorse online
La consultazione online di risorse dantesche: opere e commenti critici
(a cura di Damiano Capitani, revisione di Sabina Ghirardi)
Consultare online opere, commenti, approfondimenti e studi riguardanti Dante: dove farlo?
Come fare in caso non si abbia fisicamente accesso ai centri di elaborazione, alle biblioteche, e di conseguenza non si possano consultare testi?
Presentiamo quindi di seguito alcuni siti web che potranno rivelarsi validi strumenti e ottime risorse per i vostri studi danteschi.
A) DARTMOUTH DANTE PROJECT
Il portale Dartmouth Dante Project, progettato nel 1982 da Robert Hollander, riporta oltre 70 commenti alla Divina Commedia, coprendo un arco temporale di oltre 650 anni: il primo commento è quello di Jacopo Alighieri, datato 1322, e l’ultimo è quelli di Nicola Fosca, terminato nel 2015.
Il testo di riferimento della Divina Commedia è l’edizione del Petrocchi (Dante Alighieri, La Divina Commedia secondo l’antica vulgata, a cura di Giorgio Petrocchi, Edizione Nazionale della Società Dantesca Italiana, Firenze, Casa Editrice Le Lettere, 1994).
Sono riportati commenti di numerosi autori della nostra storia letteraria: Giovanni Boccaccio (1375), Cristoforo Landino (1481), Torquato Tasso (1568), Niccolò Tommaseo (1865), e potremmo citarne tanti altri.
Si parla di oltre 200.000 pagine di testo: una raccolta maestosa, di opere che spesso non sono fruibili neanche all’interno delle biblioteche.
Il protocollo di ricerca è molto facile da utilizzare: selezionando la lingua, la cantica, il canto e il verso che vogliamo approfondire possiamo scegliere, tra l’elenco degli autori di commenti proposti, quale sia di nostro maggior interesse.
Il progetto parte presso il Dartmouth College, e vanta la collaborazione, anche economica, della Princeton University.
Non possiamo non nominare, tra le collaborazioni, la Società Dantesca Italiana, che ha contribuito con l’apporto di numerosi commenti.
B) DANTE ONLINE
http://danteonline.it/index.html
La Società Dantesca Italiana ha progettato nel 2000 questo portale, interamente rinnovato nel 2020, presso cui consultare tutte le opere dantesche sia in versione originale, sia con traduzione in italiano ed inglese per le opere composte in latino.
Da segnalare la raccolta di oltre 30.000 testi, denominata Bibliografia Dantesca, ed il motore di ricerca che permette di ricercare i manoscritti delle opere dantesche, sia originali che copiati, nelle biblioteche di numerosi Paesi e di varie città, nella sezione I Codici.
C) DANTE SEARCH
https://dantesearch.dantenetwork.it/
Dante Search è uno strumento ideato dal professor Mirko Tavoni e patrocinato dall’Università di Pisa, che permette la consultazione, partendo dai lemmi, attraverso una ricerca grammaticale, delle opere volgari e latine di Dante, e tramite una ricerca sintattica la consultazione delle Rime, del Convivio e della Commedia.
D) DANTESOURCES
https://dantesources.dantenetwork.it/
DanteSources è un motore di ricerca, ideato per il progetto Per una Enciclopedia Dantesca Digitale, nato nel 2013, con l’obiettivo di raccogliere una rappresentazione su base semantica delle tematiche trattate nel corpus dantesco.
La collaborazione che ha portato alla realizzazione di questo sito è avvenuta tra l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del CNR e il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa.
Molto interessanti sono i dati riportati sugli autori citati da Dante: ben 273.
La possibilità di poter esportare, in seguito alle ricerche eseguite, i dati estrapolati in formato CSV permette agli studiosi di poter avere un ulteriore strumento per alleggerire il carico di lavoro.
VITA DI DANTE
Per comprendere al meglio la genialità di Dante, e per poter approfondire la conoscenza dello stesso, dobbiamo, in primis, contestualizzare la sua vita, l'epoca in cui ha vissuto e i grandi avvenimenti della storia accaduti nel periodo in cui visse.
Seguono quindi i link e la presentazione di alcuni video riguardanti la vita del poeta.
SPECIALE DANTE
Il primo video è un'analisi di un critico letterario ed uno storico, Piero Dorfles e Franco Cardini, presentato sul canale Rai Cultura, in occasione delle celebrazioni per i 700 anni della morte del Sommo Poeta, in data 25 Marzo 2021.
Forniamo una breve presentazione dei due studiosi: Piero Dorfles nasce a Trieste nel 1946 e diventa giornalista nel 1975. Inizia a collaborare con la Rai e ha rivestito ruoli di alto prestigio nel Giornale Radio Rai.
Franco Cardini nasce a Firenze nel 1940 e si laurea presso l'Università della medesima città nel 1966; ha ricoperto vari incarichi presso numerose università italiane e non, tra le più prestigiose.
La lezione si concentra in particolar modo sul pensiero politico dantesco, strettamente collegato al legame del poeta con Firenze.
La politica, intesa come interesse attivo ai fatti che riguardano la propria comunità, è stata un interesse che il poeta ha coltivato nell’intero corso della sua vita. Questa passione si intreccia con il rapporto che Dante ha con la città che gli ha dato i natali, Firenze. La città di Firenze ebbe una notevole espansione demografica tra il ‘200 ed il ‘300, e ciò facilitò anche la crescita economica della città: nacque una nuova classe, la borghesia, composta da artigiani, mercanti ed imprenditori, riuniti in corporazioni.
La necessità di tutelare i propri interessi portò questa nuova classe ad avanzare pretese in campo politico: nel 1282 ciò avvenne e i borghesi presero potere nel comune di Firenze. Per poter essere parte attiva di questo nuovo ordinamento vi era, però, la necessità di essere parte di una delle corporazioni maggiori: Dante accettò, per poter fare politica, di inserirsi nella corporazione dei medici e degli speziali. Divenne a questo punto un personaggio rilevante nella vita politica di Firenze, divenendo membro eminente dei Guelfi Bianchi, in opposizione ai Guelfi Neri, ed essendo eletto anche, nel 1300, nel gruppo dei Priori, massima carica del Comune di Firenze. Gli annali politici ci riportano un’azione significativa di Dante: l’esilio dei capi dei Bianchi e dei Neri.
Dante prese anche parte, nel 1301, ad un’ambasciata presso la corte papale, in visita a Bonifacio VIII, ma una volta raggiunta la destinazione venne trattenuto a Roma. Dante non vide mai più la sua città natale, poiché a Firenze, nel frattempo, cambiarono i vertici politici: al potere salirono i Guelfi Neri. Dante subì un processo in contumacia per baratteria, accusa infamante, e non trovò appoggio tra le fila della sua fazione, essendo inviso ai più per aver allontanato i capi della fazione stessa: venne condannato all’esilio, e gli fu proibito di ritornare sul suolo fiorentino, pena la morte. Così si concluse l’attività politica di Dante a Firenze.
GLI ALIGHIERI A FIRENZE
Un altro aspetto importante nella vita di Dante fu la famiglia di provenienza: chi furono gli Alighieri?
In questo video vi sono gli elementi necessari per provare, sinteticamente, a capire il ruolo della famiglia nella vita di Dante. Il narratore di questa analisi è Alberto Casadei, critico letterario, nato a Forlì nel 1963, laureato nel 1986 alla Scuola Normale Superiore nel corso di Letteratura Italiana, divenuto Professore Ordinario presso l’Università di Pisa; si è occupato profusamente di Dante, pubblicando numerosi articoli e volumi riguardanti la produzione dantesca. Ha collaborato con la Società Dante Alighieri, ricordata sopra, nella produzione di video-lezioni di breve durata. Il video che viene qui proposto appartiene a questa produzione.
La famiglia da cui nacque Dante non fu una famiglia di particolare spicco a Firenze: ne è prova il fatto che vi sono dubbi sul nome stesso della stirpe.
Alagheri oppure Aldighieri: questi sono i nomi presenti su alcuni documenti in cui sono ricordati gli antenati di Dante.
Dante proviene da una famiglia la cui attività è legata al mondo mercantile: gli Alighieri non fanno parte di una nobiltà che si possa permettere di non lavorare.
Dante però rifiutò questo destino: espresse, già dalla giovinezza, il desiderio di poter studiare.
Firenze non era, in quell’epoca, città preminente in questo ambito; perciò Dante dovette allontanarsi: chi detiene il titolo di città universitaria per eccellenza è Bologna; infatti si ritiene che Dante visitò e si trattenne più volte nella città delle Torri, per compiere il proprio ciclo di studi.
Altro segnale di distacco dalla famiglia e di mancata continuità con il pensiero predominante nella classe sociale cui appartiene fu rifiuto di ricercare uno sbocco lavorativo che portasse guadagni certi al nucleo familiare, quale poteva essere l’attività nel campo della giurisprudenza o dell’insegnamento, ma la ferma volontà di essere poeta. Questa volontà si espresse, probabilmente, già in giovane età: vi sarebbero testimonianze di componimenti anteriori alla Vita Nova, opera composta tra il 1292 e il 1294; in particolare ricordiamo due poemetti: il Detto d’Amore ed il Fiore, tramandati attraverso manoscritto anonimo. Questa particolare condizione non permette però di attribuire a Dante con assoluta certezza le due opere.
L'aspirazione poetica di Dante viene forgiata attraverso il confronto con numerosi poeti, numerosi stili e numerose opere. Questa comparazione porta Dante ad avere una certa consapevolezza: in primis capisce quale stile sia da evitare, quello che ricalca le opere di Guittone d’Arezzo, che Dante ritiene non essere abbastanza raffinato ed elevato; in secondo luogo capisce quale stile sia da seguire ed imitare, assecondando l’esigenza di un gusto nuovo, prendendo come maestro Guido Guinizzelli, altra scelta che dimostra la sensibilità di Dante per il movimento poetico appena nato, lo Stilnovismo: infatti Guinizzelli non era ancora riconosciuto come poeta ai massimi livelli a Firenze, seppur abbia avuto successo a Bologna.
In conclusione possiamo dire che questa volontà ferrea di essere poeta, e di primeggiare in questo, nonostante la famiglia di provenienza, che operava, come abbiamo ricordato, in ambito mercantile, lo ha portato a realizzare le sue ambizioni.
DANTE TRA LUNIGIANA E CASENTINO
Della medesima serie di video-lezioni, Le Pillole della Dante, e del medesimo autore è il prossimo video che viene suggerito; la lezione spiega la condizione in cui visse Dante per buona parte della sua vita, ossia l’esilio.
Nello specifico si analizza la vita del poeta presso la Lunigiana e il Casentino, territori situati in Toscana, il primo al confine con l’Appennino parmense, il secondo nella campagna Aretina.
A seguito della pubblicazione della Vita Nova Dante viene riconosciuto come illustre poeta: ottiene così la protezione alla corte dei Malaspina, in Lunigiana, tramite la figura di Franceschino Malaspina, grande estimatore della letteratura e della poesia. I Malaspina non erano nuovi a questo tipo di operazione: ospitarono e furono vicini anche a grandi poeti provenzali.
A Dante non sono riconosciute solamente doti di poeta, ma anche di politico, più precisamente di ambasciatore: curando gli interessi dei Malaspina, presso Sarzana, stringe un accordo con il Vescovo di Luni, nell’ottobre del 1306, ponendo fine alle ostilità che perduravano da molto tempo.
Per Dante rimane di fondamentale importanza, seppur in esilio, la situazione politica di Firenze: nel corso del 1307 Napoleone Orsini, cardinale, spalleggiato anche dai Guidi prova a radunare le forze per poter cacciare i Guelfi Neri; per questo motivo si spiega lo spostamento di Dante, nell’anno 1307, alla corte dei Guidi, nel Casentino. Il tentativo non andò a buon fine, e Dante vide allontanarsi sempre più la speranza di poter tornare a Firenze.
LA LINGUA DI DANTE
Non vi è miglior modo di partire per analizzare approfonditamente il tesoro linguistico contenuto nelle opere dantesche che prendere in considerazione singoli lemmi utilizzati all’interno delle medesime; questo è l’ambizioso progetto lanciato dall’Accademia della Crusca in occasione del festeggiamento dei due centenari del Poeta, avvenuti negli anni 2015 e 2021.
Infatti l’obiettivo di questo progetto, denominato Vocabolario Dantesco, è recensire quotidianamente un termine adoperato nelle opere del poeta, partendo dalla Divina Commedia, per poi allargarsi all’intero corpus di produzione del poeta.
Gli estratti che vengono qui proposti sono parte di un progetto di collaborazione tra Rai e Accademia della Crusca, per poter illustrare, in formato audio-video, alcuni tra i lemmi più significativi della Commedia.
Tale compito è stato affidato a cinque diversi membri dell’Accademia: Claudio Marazzini, Annalisa Nesi, Paolo D’Achille, Claudio Giovanardi e Vittorio Coletti.
AMOR
La parola, che rappresenta uno dei cardini della poetica dantesca, è affidata alla spiegazione di Claudio Marazzini. Lo studioso nasce nel 1949 a Torino, dove si laurea nel 1972. Compie una brillante carriera quale professore in numerosi atenei, ottenendo nel 2020 il titolo di “professore emerito”. Vanta una lunga attività nelle fila dell’Accademia della Crusca, divenendone presidente nel 2014, terminando la presidenza nell'aprile 2023.
La voce analizzata da Marazzini è amor: questo lemma viene estrapolato dal canto V dell’Inferno, dove viene narrato l’incontro tra Paolo e Francesca, presenti nel II cerchio, che ospita i peccatori carnali, i lussuriosi, e Dante.
Nel dialogo tra questi parlano unicamente Francesca e Dante; Paolo non ha interazione verbale con Dante, ma si limita ad ascoltare in silenzio, piangendo.
Tema centrale del discorso è l'amore, la cui importanza è sottolineata dalla ripetizione del termine in anafora in tre terzine. Il dialogo è caratterizzato dagli stilemi della lirica cortese, cosa alquanto insolita per un luogo aspro come l’Inferno.
Amore innalza quindi la gentilezza di Francesca, ma è causa di perdizione per entrambi gli amanti, accecati da un furor amoroso che li ha dannati per l'eternità, poiché non hanno saputo sottomettere il talento alla ragione.
Questo, secondo alcune interpretazioni di epoca romantica, non è di gran peso agli amanti: rimangono e rimarranno, pur nella dannazione, legati insieme, come in terra, in una unione, nata nel segno del peccato, ma divenuta indissolubile.
ALLUMINARE
Proseguiamo con il secondo lemma, spiegato sempre dal Marazzini: il termine fa parte di una sfera di nomi utilizzati in ambito tecnico, di origine però non italiana; l’enorme varietà linguistica adoperata all’interno della Commedia è testimonianza di una profonda consapevolezza linguistica.
Il termine in questione è quindi alluminare (Purgatorio, XI, v. 81), che viene impiegato nel dialogo con Oderisi da Gubbio, eminente miniatore, riconosciuto da Dante quale maestro di quest’arte.
Particolare è l’utilizzo di questo termine specificatamente tecnico, che lo stesso poeta ci dice, nel continuo della terzina, sia caratterizzato da una specifica connotazione geografica: questa parola viene infatti utilizzata a “Parisi”, Parigi.
Questa terzina ha aperto un dubbio tra gli studiosi di Dante: il poeta ha effettuato viaggi al di fuori della penisola italiana? L’esilio forzato ha costretto Dante a numerosi viaggi, in particolare in Italia Settentrionale; potrebbe essere che Dante abbia passato le Alpi?
Boccaccio ne è certo: nel Trattatello in laude di Dante sostiene che il poeta, dopo aver passato le Alpi, abbia sostenuto lezioni alla Sorbona, e si sia meritato gli appellativi di “poeta, filosofo e teologo”.
Non tutti gli studiosi concordano con la testimonianza di Boccaccio: la questione rimane così aperta.
LUSSURIOSA
La spiegazione di questa voce è assegnata a Paolo D’Achille. Nato a Roma nel 1955, nel 1977 consegue la laurea in Lettere presso l’Università di Roma La Sapienza. Insegna in prestigiosi atenei, e da sottolineare sono i numerosi rapporti che ha con l’Accademia della Crusca: in questa istituzione ha assunto numerosi incarichi, divenendone presidente nell’aprile 2023.
La lezione in analisi riguarda un aggettivo utilizzato per descrivere un'anima dell’Inferno: Cleopatra. La regina d'Egitto è definita lussuriosa, ma quale accezione voleva attribuire Dante a questa parola? Il termine si riferisce al lusso della regina, come può far intendere la radice della parola, oppure va intesa come esplicitazione di lussuria, intesa dal poeta come contrario di temperanza? Particolare è la scelta del termine: è attestato l’utilizzo di questo aggettivo, in epoca anteriore a Dante, ma per descrivere cose, non persone.
IMMILLARSI
Il prossimo video ci porta nel Paradiso dantesco, ma prima una breve presentazione del relatore. Claudio Giovanardi nasce e studia a Roma, e insegna presso l’Università di Roma Tre.; è socio ordinario dell’Accademia dell’Arcadia, membro dell’Accademia della Crusca e scrittore.
Il termine preso in considerazione è immillarsi, infinito del verbo di Paradiso XXVIII, v. 83.
Insolita nell’italiano, ma usata spesso da Dante (incinquarsi si trova utilizzato in Paradiso IX, v. 40) è la costruzione del verbo, che comprende al suo interno un numero: mille, ed assume il significato di crescita esponenziale di qualcuno o qualcosa.
Questo neologismo ottiene successo: Boccaccio, ammiratore e conoscitore della lingua dantesca, utilizza il verbo nelle sue Rime, per indicare la sensazione di crescita di un male.
Le basi su cui si poggia la letteratura italiana moderna si può ancora ritrovare in Dante: notiamo infatti la ripresa di questo verbo anche da parte di autori a noi più vicini nel tempo, quali Pasolini, Montale e Saba.
COGNAZIONE
Vittorio Coletti nasce in Liguria nel 1948, compie studi umanistici e diventa professore ordinario a Genova nel 1986. Autore del Dizionario della lingua italiana assieme a Sabatini e di numerose opere, è mmbro del Consiglio direttivo della Crusca.
Cognazione: vincolo di parentela di sangue, secondo il diritto romano. Questo è il termine che Cacciaguida, avo di Dante, utilizza per mostrare il legame che li unisce in Paradiso, XV, v. 92.
Il cognome di Dante, di cui abbiamo parlato anche in precedenza, deriverebbe dal figlio di Cacciaguida, chiamato Alighiero. Era usanza, nelle generazioni precedenti a Dante, attribuire il cognome di una persona partendo dal nome proprio paterno; l’eredità del cognome paterno prende piede con la generazione di Dante.
ORZA E POGGIA
Annalisa Nesi si laurea presso l’Università di Firenze, ed è ordinaria presso l’Università di Siena; collabora con l’Accademia della Crusca ed è specializzata nello studio dei dialetti toscani.
La spiegazione dei termini orza e poggia, in Purgatorio XXXII, v. 117, è particolarmente interessante.
Sono racchiusi, infatti, all’interno di una similitudine, che ha come soggetto la Chiesa delle origini, perseguitata dagli imperatori romani; in questa similitudine Dante utilizza termini tecnici marittimi, che indicano parti di una barca: la parte sopravento e la parte sottovento.
L’immensa quantità e varietà di stili, parole, termini rivela ancora una volta la grandezza del poeta.
IL I CANTO DELLA COMMEDIA
L’incipit di un’opera spesso rivela l’intenzione e la motivazione che spinge l’autore a comporre e a creare artisticamente, così come può essere una prima testimonianza dello stile, delle forme e dei toni che verranno utilizzati all’interno di essa.
Si presenta, quindi, la splendida analisi del Proemio dell’opera compiuta dai critici letterari Giorgio Petrocchi e Ignazio Baldelli, trasmessa in RAI come parte di un programma di lettura ed analisi televisiva della Commedia, andata in onda a metà degli anni ’80.
Petrocchi nacque a Tivoli nel 1921, insegnò Letteratura Italiana in vari Atenei a partire dal 1955, fu membro dell’Accademia della Crusca e socio dell’Accademia dei Lincei. Su commissione della Società Dantesca Italiana, guidata dal Contini, allestì una edizione critica della Commedia, basata sulla tradizione manoscritta anteriore a Boccaccio.
Baldelli nacque a Perugia nel 1922, fu professore di Storia della Lingua Italiana alla Università La Sapienza, e fu anch’egli socio dell’Accademia della Crusca e dell’Accademia dei Lincei. Fu, inoltre, direttore dell’Enciclopedia Dantesca.
Cos’è la Divina Commedia? Una visione mistica, apparsa a Dante, di cui il poeta ha voluto lasciare testimonianza? Oppure una vera e propria fictio poetica, attraverso la quale illustrare la visione di un mondo rovinato dal peccato, in cui l’uomo si ritrova abbandonato dalle due Istituzioni che dovrebbero governare uomini e mondo, Chiesa e Impero?
Numerosi ed eminenti studiosi hanno sostenuto sia l’una sia l’altra tesi.
Ciò che è certo è che il proemio, il canto I, e anche il prosieguo della Commedia sono ricchi di termini legati a simbolismo e allegorie che riportano a significati più profondi. Pensiamo al termine Sole, che viene adoperato nel corso della Divina Commedia, specialmente nel Paradiso; figura terrena e divina insieme, che nel Convivio viene definito come migliore testimonianza della grandezza e benevolenza di Dio.
Allegoria particolarmente oscura è anche la creatura il cui arrivo sulla Terra per scacciare la cupidigia viene profetizzato da Virgilio, il veltro: chi salverà il mondo dalle ingiustizie, o preparerà la cristianità alla venuta del Salvatore? Un Papa, un Imperatore? Questo passaggio, eco delle tendenze profetiche ed apocalittiche che hanno caratterizzato parte della letteratura del ‘200, in particolare del movimento francescano, non è, tutt’oggi, chiaro.
Petrocchi ci fa inoltre riflettere, come caratura stilistica del canto, sul concetto di intensità poetica, che si esplica nel senso delle numerose allegorie, nell’incontro con le tre fiere e con Virgilio.
Un quesito che viene spesso posto, e che è bene chiarire è questo: come mai l’opera prende il titolo di Commedia? Lo stesso Dante lo spiega, adducendo due motivazioni, in una epistola a Cangrande della Scala: in primis lo svolgersi del viaggio dantesco ha un finale positivo, pur essendo iniziato in maniera tragica e pericolosa; in secondo luogo la mescolanza di stili utilizzati nell’opera la avvicina allo stile comico latino, che utilizza sia termini alti che bassi, realizzando così uno stile medio.
Lo stile alto, ci ricorda Baldelli, vuole prendere spunto ed essere continuazione, in volgare, della tradizione letteraria dei poeti latini, a partire da Virgilio. Ne è testimonianza la ricorrenza, per ben trenta volte, del termine poeta all’interno dell’opera, attribuita per ventinove volte a poeti latini, ed una sola volta a Dante stesso, quale continuatore della via tracciata dagli autori latini.
SEMANTICA DANTESCA
L'ultimo video proposto fa parte di una raccolta di video pubblicati per il progetto Le Pillole della Dante, realizzato dalla “Società Dante Alighieri” e denominato La Commedia, un colpo d’occhio, il cui autore è Emilio Pasquini (1935-2020). Il docente nasce a Padova, compie gli studi a Bologna, dove è allievo di Gianfranco Contini, e si laurea presso l’Ateneo della città. In seguito diventa professore ordinario presso il medesimo Ateneo, e successivamente Direttore del Dipartimento di Italianistica, nonché presidente della “Società dantesca italiana”.