Nuove questioni linguistiche


IL LINGUAGGIO DI GENERE
(a cura di Elena Marchetti, con revisione di Sabina Ghirardi)

“Con gender ‘genere’ si intende l’insieme della caratteristiche socioculturali che si accompagnano alla appartenenza all’uno o all’altro sesso. Per ottenere la parità di diritti fra uomini e donne non era più necessario cancellare le differenze tra uomo e donna e rendere la donna 'uguale' all’uomo ma, al contrario, si chiedeva di riconoscere le differenze di genere e di impegnarsi per la costruzione dell’identità di genere” (Cecilia Robustelli, Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo, Progetto Accademia della Crusca e Comune di Firenze, 2012, pag. 5).


La parità di genere ricopre un ruolo centrale e fondamentale nella nostra società e per questo necessita di particolare attenzione, consapevolezza e analisi, al fine di portare avanti un processo verso il cambiamento, che garantisca parità e riconoscimento di tutte le identità. 
Questo approfondimento vuole presentare alcune fonti circa il linguaggio di genere, la sua nascita e il suo sviluppo in Italia e all’estero.


La prima parte della ricerca riguarda informazioni relative al territorio italiano:

1. Il linguaggio di genere in Italia

Di seguito sono riportati alcuni link ad articoli, video, libri e materiali reperibili online circa il tema del linguaggio di genere. Ad ogni link segue una breve presentazione e una sintesi dei contenuti e dei punti chiave degli argomenti trattati.

Definizione enciclopedia Treccani
https://www.treccani.it/enciclopedia/genere-e-lingua_(Enciclopedia-dell%27Italiano)/ 
Definizioni di genere e lingua tratte dal sito Treccani scritte da Carla Bazzanella.
Ad una definizione di genere (e le sue tre categorizzazioni) si affianca quella di lingua e il loro collegamento alla cultura nell’ambito dei gender studies.
Vengono poi elencati alcuni esempi di frasi nella lingua italiana che esprimono il genere secondo le regole linguistiche presenti nell’italiano. Infine sono riportate anche alcune informazioni sullo sviluppo, dal punto di vista storico, degli studi in ambito di genere e anche su iniziative istituzionali promosse in Italia e all’estero.

Cecilia Robustelli

   Le Linee guida per l'uso del genere nel linguaggio amministrativo
Nel seguente documento, intitolato Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo (2012, progetto Accademia della Crusca e Comune di Firenze), la linguista Cecilia Robustelli affronta la questione del linguaggio di genere, prestando attenzione a come vengono rappresentate le donne attraverso l’utilizzo di quest’ultimo.
La riflessione parte da quello che viene definito ‘maschile inclusivo’, ossia il genere maschile utilizzato nella lingua italiana per indicare indifferentemente uomini e donne. Viene citata l’opera di Alma Sabatini, intitolata Il sessismo nella lingua italiana (1987), definita come centrale nella riflessione su tale tematica, poiché fornisce suggerimenti per un uso non sessista della lingua.
Come riportato da Cecilia Robustelli, è fondamentale tenere presente lo scopo della lingua, cioè la comunicazione, nel momento in cui si interviene sul linguaggio ‘discriminante’ (ne sono esempio i testi amministrativi). Prosegue sottolineando la necessità di avere alla base alcuni ‘requisiti minimi’ (corrispondenti alla conoscenza di questioni linguistiche, quali l’uso del genere grammaticale), indicando poi alcune strategie d’intervento (e successivamente esempi) proposte per un uso del linguaggio che riconosca e rispetti l’identità di genere.
In conclusione al documento, Cecilia Robustelli sottolinea l’importanza di un linguaggio rispettoso dell’identità di genere, che però tenga conto del fine comunicativo, con l’obiettivo di rendere un testo chiaro e trasparente.



Seminario del 21 maggio 2014 presso l’Università di Bologna, appartenente al ciclo di seminari La violenza contro le donne. In questo intervento della professoressa Cecilia Robustelli viene innanzitutto citato il seminario, avvenuto la settimana prima e svolto nel Senato della Repubblica, organizzato dalla rappresentanza della Commissione Europea, che verteva sul linguaggio istituzionale.
La docente prende in esame i due termini linguaggio e femminicidio, facendo alcune considerazioni. Viene definita infatti centrale la funzione che il linguaggio ha come creatore di modelli culturali; modelli che sono anche di genere e che contribuiscono dunque al processo di definizione dell’identità di genere e alla costituzione di stereotipi e pregiudizi. Viene posto l’accento su usi della lingua che, più o meno consapevolmente, continuano a presentare una componente discriminante e dunque una visione negativa nei confronti delle donne.
La riflessione si collega anche ad un ambito oggi molto presente nella vita quotidiana, ossia i media e il linguaggio pubblicitario: quest’ultimo viene definito molto pericoloso, poiché influisce sul linguaggio comune, trasmettendo e conservando peculiari modalità espressive.
Partendo dai modelli culturali, sottolinea la Professoressa Robustelli, si creano aspettative e vengono di conseguenza attribuiti ruoli nella società e questi, se non rispettati, possono in casi estremi portare a reazioni di rabbia e violenza.


   https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/donne-al-lavoro-medico-direttore-poeta-ancora-sulfemminile-dei-nomi-di-professione/1237
Pagina di Consulenza linguistica scritta da Cecilia Robustelli e pubblicata nel febbraio 2017 sul sito dell’Accademia della Crusca, dal titolo Donne al lavoro (medico, direttore, poeta): ancora sul femminile dei nomi di professione.
In questo articolo la linguista affronta il tema delle forme femminili usate per indicare i ruoli di professioni nel contesto della nostra lingua. Ciò viene inquadrato da un punto di vista linguistico, con riferimento dunque alle regole presenti sulla formazione delle parole e sui femminili dei nomi. Seguono esempi quali l’uso di medica e medichessa, poeta e poetessa, direttrice e direttora, pilota e pilotessa.



Seminario del 2020 intitolato Politiche linguistiche di contrasto alla discriminazione e alla violenza di genere, introdotto da Chiara Gius, Casa delle donne, e discusso da Tiziana Bartolini, Direttrice di “Noi donne” e Cecilia Robustelli, linguista e professoressa presso l’Università di Modena e Reggio-Emilia.
Il seminario è inoltre stato organizzato all’interno della quindicesima edizione del festival della violenza illustrata; festival in Italia che si occupa dei temi sulla violenza di genere, che inizia il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulla donne) e si conclude il 10 dicembre (giornata mondiale per i diritti umani).
Questo seminario prende in esame l’uso del linguaggio in relazione alla violenza di genere ma non solo.
Questo uso, come condivide la Professoressa Cecilia Robustelli, manca spesso di consapevolezza, poiché non ci si rende conto della gravità di quello che viene detto. Viene anche sottolineato come il nostro modo di spiegare rappresenti il nostro modo di pensare e da qui l’importanza data alla scelta delle parole, che deve essere consapevole.
Il dialogo poi attraversa il tema della lingua utilizzata in ambito politico per la parità di genere sul lavoro.
Vengono infine menzionati anche il codice, uscito nel 2006, per le pari opportunità tra uomo e donna, e la legge del 2013, circa le disposizioni in riferimento al linguaggio.


   https://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/linguaggio_di_genere.html 
Articolo del settembre 2020 di Cecilia Robustelli per Treccani. Come indicato dal titolo, Donne, uomini e linguaggio di genere, la linguista affronta il linguaggio di genere e dunque lo stretto legame che intercorre tra lingua, linguaggio e genere socioculturale.
L’attenzione è posta sull’uso che viene fatto della lingua e se questo possa contribuire ad una maggiore discriminazione nei confronti delle donne. Il linguaggio è definito come molto importante nella riflessione circa temi quali quello della parità tra uomo e donna e quello del rispetto dell’identità di genere; inoltre, un altro aspetto sottolineato riguarda il linguaggio e il suo contributo alla costruzione della società stessa.
Conclude Robustelli scrivendo che il linguaggio della tradizione è pervaso dall’uso del maschile come genere grammaticale e questo perché “riflette e rivela il lungo periodo nel quale le donne non potevano avere il ruolo di soggetto attivo nella società” (Cecilia Robustelli, Donne, uomini e linguaggio di genere, sito online Treccani, articolo del settembre 2020).



Incontro con la ex presidente della Camera Laura Boldrini e la linguista Cecilia Robustelli, organizzato da Tecnica della Scuola nel 2021. La conversazione ruota attorno alla riflessione sulla lingua italiana, ossia se questa oggi si possa definire sessista oppure inclusiva.
Si parla della lingua come primario mezzo di comunicazione, che evolve poiché anche la società evolve e cambia. Da qui l’importanza data alla necessità di riflettere su quali possano essere modalità da adottare nel linguaggio, per far si che tutti si sentano accolti nel modo più appropriato.
Si passa poi al termine sessismo e alla sua introduzione nella lingua italiana negli anni ’80 attraverso la ricerca di Alma Sabatini. Infine l’incontro si conclude con una considerazione su come la donna sia stata rappresentata nel linguaggio attraverso l’uso di termini discriminatori, facendo alcuni esempi di sessismo nella lingua (vengono menzionati i concetti di ‘sessismo sguaiato’, ‘sessismo benevolo’ e ‘sessismo grammaticale’).



Lezione tenuta da Cecilia Robustelli in occasione del Festival della Filosofia del 2023, dal titolo Lingua, linguaggio, sesso e genere.
La lezione inizia con una definizione di sociolinguistica, definita come quella branca della linguistica che nasce negli anni ’60 e che studia i fenomeni linguistici e l’uso della lingua in base ai rapporti sociali di una comunità. Questa branca, sottolinea la prfessoressa, porta a ricavare nozioni molto importanti su aspetti socialmente altrettanto importanti (ad esempio, il notare come donne e uomini parlassero di cose in modo diverso). Viene citato il cosiddetto mansplaining, ossia l’atteggiamento per cui gli uomini intervengono per spiegare quello che viene detto dalle donne.
Cecilia Robustelli affronta il concetto di parità: inizialmente esso prevedeva una omologazione delle donne al maschile (le donne che devono diventare come l’uomo), mentre successivamente passa al riconoscimento in positivo delle differenze tra uomo e donna (il genere femminile valorizzato anche nella lingua). Per questo, come afferma Robustelli, diventa necessario un uso della lingua che identifichi e valorizzi la donna (si può definire ‘sessismo linguistico’ tutto ciò che nella lingua non la valorizza).
L’attenzione viene poi posta a tutti quei modelli che ci vengono trasmessi fin dalla nascita anche attraverso il linguaggio: modelli che sono anche di genere e che creano disparità.
Viene così introdotto il concetto di ‘binarismo di genere’, cioè il riconoscimento di soltanto due generi (il maschile e il femminile) senza permettere l’espressione di altre soggettività e identità, che invece fanno parte della nostra società. Da questa considerazione la linguista Robustelli passa a citare alcune proposte fatte negli ultimi anni in Italia, con il fine di intervenire sulla struttura morfologica della lingua (ad esempio l’uso della lingua con i simboli e l'espressione 'disruptive linguistics'), menzionando però l'importanza di tenere sempre presente lo scopo comunicativo della lingua, per cui un testo deve poter essere compreso attraverso una serie di rimandi anche morfologici.
Cecilia Robustelli conclude la lezione con l’invito ad una maggiore consapevolezza delle funzioni della nostra lingua sulla società e con il monito a tenersi lontano da quello che viene definito hate speech.


   https://www.wired.it/play/cultura/2016/06/24/ragioni-parlare-femminile-sindache/
Intervista di Anna Rita Longo a Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, e Cecilia Robustelli, pubblicata nel giugno 2016 sul sito della rivista Wired. Il tema affrontato è quello del genere femminile usato per professioni e cariche, con titolo 9 buone ragioni per parlare al femminile (e usare sindache); una questione tornata, come riporta l’articolo, d’attualità in seguito ai risultati elettorali di Roma e Torino.
Si parte da una prima domanda, cioè se la lingua italiana sia sessista o meno. La risposta è negativa, ma l’accento viene posto sull’uso che si fa della lingua, il quale può essere sessista.
L’attenzione dunque è verso un uso non discriminatorio della lingua italiana e viene sottolineato come le forme femminili facciano già parte della nostra lingua, seguendo perfettamente le regole grammaticali e permettendo una chiara comprensione del testo. Queste forme usate invece con significato ironico hanno, come afferma Cecilia Robustelli, strettamente motivi culturali.
Come riportato a fine intervista, la lingua ha grande ‘importanza sociale e culturale’ e per questo anche le questioni linguistiche, come quella del genere femminile, sono altrettanto importanti.


Vera Gheno

https://www.youtube.com/watch?v=up1hGLwaMIo 
Incontro inserito in un ciclo di tre incontri organizzati da Scuola Coop nella campagna Coop intitolata Close the gap nel mese di giugno 2021 e rivolta ad un approfondimento sulle tematiche di genere. Nel seguente incontro con la sociolinguista Vera Gheno (Il linguaggio di genere tra ideologia e grammatica), viene affrontato il tema del linguaggio come mezzo comunicativo e l’importanza della consapevolezza per un uso corretto delle parole.
Vera Gheno inizia sottolineando l’importanza delle parole e della facoltà, esclusiva degli esseri umani, di poter parlare. Si affrontano infatti l’evoluzione da un punto di vista storico e quel processo che ha portato alla nascita delle parole e dunque del linguaggio.
Da qui l'importanza della lingua in relazione alla società e a un suo uso discriminante, che può consistere, per esempio, nel non riconoscere l’altro come membro della propria rete.
Vera Gheno prosegue, citando la facoltà degli esseri umani di nominare, comprendere, concettualizzare e tassonomizzare la realtà: tutto questo anche attraverso il linguaggio. Viene fatto un ragionamento sul termine inclusività (riprendendo la riflessione di Acanfora), secondo cui includere implica qualcuno che include e qualcuno che viene incluso, ponendo il primo in una posizione superiore; per questo motivo sarebbe più corretto parlare invece di convivenza delle differenze.
Il discorso continua con il tema del sessismo nella lingua italiana, la questione dei femminili professionali e dei pronomi. Seguono infine riferimenti ed esempi anche a lingue europee, suddivise in gruppi diversi (ad esempio le lingue senza genere, le lingue con genere grammaticale e le lingue con genere naturale).


https://www.micromega.net/vera-gheno-intervista-schwa/
Intervista di MicroMega del 2021 alla sociolinguista Vera Gheno a seguito della decisione del comune di Castelfranco Emilia di usare lo schwa nei post sui social media al posto del maschile sovraesteso.
Nell’intervista si parte dall’opinione della sociolinguista su questa decisione del comune, definita come una scelta interessante e avvenuta in un contesto aperto alle sperimentazioni, ossia quello dei social.
Seguono domande sullo schwa e sul suo utilizzo o meno nella lingua italiana, per sostituire il maschile sovraesteso quando ci si rivolge ad un gruppo di persone indefinite. A ciò però viene aggiunta l’importanza di considerare anche le persone, come nel caso degli anziani, che si troverebbero davanti a una ulteriore difficoltà a causa dell'introduzione rapida dello schwa; un uso dunque che potrebbe essere altresì discriminante.
Si tratta, come dice Vera Gheno, di un campo ancora nell’ambito della sperimentazione, aperto ad accoglienza e confronto e che non cerca di imporsi come soluzione definitiva.


https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/Schwa/4_Gheno.html
Articolo di Vera Gheno pubblicato nel marzo 2022 sul sito della Treccani e intitolato Schwa: storia, motivi e obiettivi di una proposta. Il contributo, partendo da una riflessione sulla lingua italiana, verte dunque su una introduzione dello schwa e di come questo simbolo (non l’unico, ma parte di alcune proposte linguistiche insieme ad esempio all’asterisco o alla u) sia centrale oggi in numerose riflessioni sulla lingua italiana e sul suo uso, per un fine che possa far sentire rappresentate tutte le soggettività presenti nella nostra società.
Gheno continua le sue osservazioni e si collega a termini come ‘sesso biologico’ (quello assegnato alla nascita), ‘identità di genere’ (che corrisponde a come il singolo si identifica secondo fattori che sono sia psicologici sia culturali) e infine ‘orientamento sessuale’. Tutto ciò permette, afferma Vera Gheno, una maggiore comprensione dell’identità di genere e del suo collegamento allo schwa, nella ricerca di altri modi per permettere alle persone, che non si riconoscono nel binarismo di genere (maschile e femminile), di esprimere se stessi. Vengono anche riportati alcuni termini provenienti da altre lingue (come il todes spagnolo e portoghese).
L’articolo prosegue con alcuni esempi dello schwa utilizzato in ambito di contesti ufficiali e infine si concentra su alcune delle obiezioni, che sono state poste da altre figure nei confronti dell’uso dello schwa


Lorenzo Gasparrini

https://www.youtube.com/watch?v=HFogD9P0gc0&t=151s
Altro incontro organizzato da Scuola Coop nel mese di giugno 2021, per la campagna Close the gap, che comprende un totale di tre incontri sulle tematiche di genere.
Lorenzo Gasparrini, filosofo femminista, parte dalle questioni sul linguaggio e dagli studi di genere, ancora non molto sviluppati nel nostro Paese. Manca infatti, come afferma, un panorama editoriale su questi argomenti.
Nel suo intervento prende in analisi una prima situazione da dover affrontare, ossia quella dell’eliminazione dei pregiudizi e degli stereotipi: dare definizioni corrette eliminerebbe le polarizzazioni, con l’obiettivo di poter definire se stessi senza opprimere gli altri.
Si parla anche di tossicità dei discorsi di genere e di come riceviamo condizionamenti nel corso della nostra educazione, che possono portare a produrre azioni nocive.
Lorenzo Gasparrini prosegue con alcuni metodi e strumenti importanti nel momento in cui si affrontano queste tematiche: una letteratura consolidata (essa infatti è ancora perlopiù interdisciplinare), l’importanza di situazioni personali e aziendali (anche ascoltare le esperienze altrui per scoprire somiglianze tra noi), giochi e attività (che spesso mettono in luce pregiudizi e stereotipi attraverso un’espressione libera e ironica), la sollecitazione della partecipazione e infine la formazione continua.
A conclusione dell’incontro alcune fonti utili per un approfondimento dei temi trattati.


Casa editrice Settenove

https://www.settenove.it 

“Settenove nasce nel 2013 ed è il primo progetto editoriale italiano interamente dedicato alla prevenzione della discriminazione e della violenza di genere. Affronta il tema da punti di vista differenti e attraverso tutti i generi letterari, con un’attenzione particolare alla narrativa per l'infanzia e l'adolescenza, italiana e internazionale, che contribuisce allo sviluppo di un immaginario libero da stereotipi“ (presentazione tratta dal sito web della casa editrice Settenove, https://www.settenove.it/chi-siamo)


Webinar 2022, La lingua italiana in una prospettiva di genere

https://www.youtube.com/watch?v=uUuihmL_VHM 

Primo link: video streaming webinar marzo 2022. 

https://accademiadellacrusca.it/it/contenuti/la-lingua-italiana-in-una-prospettiva-di-genere/23590 
Secondo link: intervento di Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, in apertura al webinar.

Primo link:
Webinar trasmesso nel mese di marzo 2022 e promosso dagli Atenei di Firenze e Udine con il patrocinio dell’Accademia della Crusca. Partecipano diverse figure di rilievo ed esperti, che si occupano della ricerca verso tale ambito dello studio della lingua italiana.
Ai saluti istituzionali seguono due sessioni:
- nella prima sessione si affronta la lingua italiana come mezzo di comunicazione e le parole usate come modo di definire e categorizzare la realtà. Da qui il collegamento alle tematiche di genere, centrali nella lingua, ma che ancora oggi generano scontri ideologici, dibattiti, dubbi e opinioni opposte. Altro tema di riflessione è quello dell’uso di soluzioni rivoluzionarie, quali i simboli, con il fine di dare la possibilità a tutti gli individui di esprimere la propria soggettività. Intervengono in questa prima parte Valeria Filì, sia Docente di diritto del lavoro sia Delegata del Rettore per le pari opportunità e Presidente del CUG, Marco Biffi, Docente di Linguistica italiana, Federigo Bambi, Docente di lingua giuridica, Cecilia Robustelli, Docente di Linguistica italiana e infine Nicola Strizzolo, Docente di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi. Nei loro interventi essi portano la propria visione sui punti sopra riportati, affrontando dunque il problema della tematica di genere anche attraverso il riferimento a esempi, dati e avvenimenti storici importanti avvenuti nel nostro Paese con l’obiettivo del rispetto delle differenze di genere. Tra questi vengono citati anche l’opera di Alma Sabatini e le sue raccomandazioni per un’uso della lingua non sessista, il cosiddetto ‘maschile non marcato’, il linguaggio giuridico e burocratico, lo schwa e altre proposte linguistiche (come l’asterisco o la u) definite ‘disruptive’.
- Nella seconda sessione, Esperienze degli Atenei e azioni possibili, vengono riportate esperienze in ambito universitario (Università di Firenze e di Udine) di ciò che è stato fatto in passato e di quello che si farà in futuro circa tale tematica di genere. In questa parte intervengono Federigo Bambi, Docente di lingua giuridica, Stefania Iannizzotto, asegnista e collaboratrice dell’Accademia della Crusca, Francesco Bilotta, ricercatore di Diritto Privato e componente del CUG, Elena Pepponi, dottoranda di ricerca in studi linguistici e letterari. Ogni intervento dunque presenta esempi utilizzati o che si potrebbero utilizzare come proposte linguistiche, per un uso del linguaggio che presenta una maggiore chiarezza nel riconoscimento delle differenze di genere (ad es. le desinenze femminili in ambito lavorativo, perifrasi, locuzioni o collettivi, carriere alias) e che al contempo rispettino quei criteri di chiarezza e trasparenza fondamentali per l'efficacia nella comunicazione. A tal fine vengono citati anche documenti ufficiali e la lingua utilizzata in ambito amministrativo e universitario.
Si conclude il webinar con un invito ad affrontare e a riflettere sul tema e con i ringraziamenti e i saluti conclusivi.


Secondo link:
In apertura al webinar è presente anche un intervento del Presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini. Egli riporta il lavoro fatto dall’Accademia della Crusca nel corso degli anni, enfatizzando l’attenzione posta al linguaggio di genere e a tematiche circa la lingua italiana.
Il discorso inizia con i riferimenti di Claudio Marazzini a diversi scritti pubblicati dall’Accademia della Crusca nel corso degli anni, che trattavano proprio il tema del linguaggio di genere e di problemi linguistici di attualità.
Prosegue sottolineando la situazione in continuo mutamento del nostro presente, con il linguaggio di genere proteso ad un superamento dell’opposizione binaria di maschile e femminile (vengono citati anche lo schwa e l’asterisco).


La lingua italiana in una prospettiva di genere: atti del seminario online promosso dagli Atenei di Firenze e di Udine con il patrocinio dell’Accademia della Crusca (1° marzo 2022)

Raccolta sotto forma cartacea degli atti del webinar dal titolo La lingua italiana in una prospettiva di genere (reperibile al primo link riportato sopra), a cura di Maria Paola Monaco e pubblicato dalla Firenze University Press nel 2023.
Essa dunque comprende i contributi dei vari relatori del webinar.
Nel sommario infatti troviamo la divisione nelle due sessioni e ad ogni sessione seguono tutti gli interventi avvenuti durante il seminario accompagnati dal nome dell’autore/autrice, il titolo e infine i riferimenti bibliografici con le fonti a cui si è fatto riferimento.


Cristina De Santis

https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/scritto_e_parlato/Schwa.html 

Articolo di Cristina De Santis pubblicato nel febbraio 2022, che tratta della grammatica italiana e in particolare dello schwa, una delle più recenti proposte linguistiche per un linguaggio inclusivo. In questo articolo affronta questa tematica prendendo in considerazione diversi punti di vista e proponendo un quadro generale, che analizzi gli aspetti positivi e negativi.
Si parte dunque da una definizione di genere come categoria socioculturale e a sua volta separato dalla sua categoria grammaticale; si fa riferimento al genere maschile, femminile e, proseguendo nel discorso, anche al cosiddetto ‘maschile generico’ entrato nell’uso della nostra lingua. Viene analizzato anche il genere grammaticale sul piano morfologico (le desinenze femminili, aggiunte ad esempio a cariche in ambito lavorativo, e i simboli, come lo schwa e altri).
Cristina De Santis conclude l’articolo con una riflessione secondo cui, tenendo presente il fine comunicativo essenziale della lingua (per capire ed essere capiti), è importante rispettare la lingua conoscendo le regole linguistiche. A ciò aggiunge l’importanza di “trovare un terreno di mediazione tra il nostro diritto all’autodeterminazione e alla libera espressione da una parte e le esigenze della collettività dall’altra" (Cristina De Santis, L’emancipazione grammaticale non passa per una e rovesciata, sito online Treccani, febbraio 2022).


Manuela Manera

https://www.youtube.com/watch?v=m-I1W8soddQ 
Questo webinar (dicembre 2022), dal titolo Parole e persone: cos’è il ‘linguaggio inclusivo’ e che affronta appunto il tema del linguaggio inclusivo con la linguista Manuela Manera, appartiene ad un ciclo di incontri di formazione della campagna Coop Close the gap. Partecipano all’incontro anche Carmela Favanulo, responsabile dei progetti educativi Coop e Luisa Pilo, Scuola Coop, a introduzione e conclusione del webinar.
L’intervento di Manuela Manera parte da una prima considerazione sul concetto di consapevolezza (in riferimento alla lingua che ci circonda e alle parole che sentiamo, diciamo, scriviamo e leggiamo ogni giorno) come elemento importante per un uso della lingua rispettoso.
Segue un sondaggio rivolto agli ascoltatori su cosa potrebbe significare ‘linguaggio inclusivo’: da qui parte una riflessione e un approfondimento sul tema in riferimento alla dimensione del rispetto.
Un punto centrale, come viene sottolineato, è quello di ottenere una buona comunicazione nell’ottica di genere. Vengono inseriti nel discorso anche esempi di discriminazione, quali stereotipi e pregiudizi, che fanno parte della società e che noi sentiamo o viviamo nel corso della nostra crescita: narrazioni che, attraverso anche una maggiore consapevolezza del linguaggio che noi usiamo ogni giorno, possono essere evitate. Un altro esempio citato è quello del ‘maschile universale’ rispetto a ruoli ricoperti nel mondo del lavoro e non solo, ma anche lo schwa, l’asterisco e altri simboli utilizzati.
Si passa poi ad un approfondimento sul termine genere sulle sue declinazioni in 'genere grammaticale', 'genere biologico', 'identità di genere' e 'genere sociale' e su una loro definizione.
Infine il webinar si conclude con alcune ultime domande e osservazioni circa i temi trattati.


https://www.youtube.com/watch?v=glMYUpBpn8U&t=28s
MinervaLab - Sapienza, Università di Roma, novembre 2021: presentazione del libro di Manuela Manera, intitolato La lingua che cambia: identità di genere e discriminazioni nell’italiano contemporaneo, del 2021. Partecipano anche Lorenzo Gasparrini e Vera Gheno per parlare insieme a Manuela Manera del suo libro e di tematiche di genere.
L’incontro ha inizio con una presentazione del libro; esso affronta la lingua, l’identità di genere e il linguaggio inclusivo nel suo continuo cambiamento nel corso del tempo.
Manuela Manera sottolinea alcuni concetti, fondamentali nel momento in cui riflettiamo e usiamo la lingua, quali la consapevolezza (conoscere e riflettere sulle parole e in particolar modo sull'uso che ne facciamo quotidianamente) e la comunicazione (elemento centrale per capire ed essere capiti). A conclusione della presentazione del libro, affronta anche in breve i temi dell’identità di genere, le soggettività, il binarismo linguistico e alcune resistenze poste nei confronti di cambiamenti linguistici.
Successivamente intervengono anche Lorenzo Gasparrini e Vera Gheno. Gasparrini introduce nella riflessione l’aspetto sociale, che a volte viene escluso quando si affrontano queste tematiche, ma che in realtà è centrale e che accompagna quello più strettamente linguistico. A questo discorso si collegano Gheno e Manera, con alcune sollecitazioni circa i temi sopra citati, prendendo in esempio i nomi al femminile e le proposte linguistiche che suggeriscono l’uso dei simboli.


https://www.youtube.com/watch?v=wX9b6n52EXg 
Incontro del maggio 2022, nell’ambito del progetto Leggermente, con Manuela Manera, in occasione della presentazione del suo saggio La lingua che cambia (Eris, 2021).
Il discorso, attraverso domande e risposte, parte da un riferimento a esperienze ed episodi personali della linguista, che hanno contribuito alla sua decisione di portare avanti questo progetto di scrittura, attraverso anche la relazione e l'ascolto delle esperienze e delle voci altrui.
La conversazione prosegue e attraversa diversi temi, come quello delle professioni e delle discriminazioni sui luoghi di lavoro (dal punto di vista dell’uso dei termini usati con le desinenze femminili e/o maschili), quello del linguaggio (attraverso cui gli esseri umani riescono a dare un nome a tutte le cose e dunque a categorizzarle e comprenderle) e quello degli anglismi entrati in uso nella nostra lingua, soprattutto in tempi più recenti.


Stefania Iannizzotto

https://www.mentelocale.it/magazine/16809-intervista-stefania-iannizzotto-linguaggio-genere-secondoaccademia-crusca.htm  
Quotidiano online "Mentelocale": intervista di Silvia Frattini, laureanda in Informazione e Editoria presso l’Università degli Studi di Genova, a Stefania Iannizzotto, docente di lettere e collaboratrice dell’Accademia della Crusca, del settembre 2022.
L’intervista parte da una domanda circa l’utilizzo dei termini al femminile, in particolar modo nell’ambito di posizioni di potere elevate. A ciò Stefania Iannizzotto risponde sottolineando dal punto di vista linguistico la presenza nella lingua italiana dei due generi grammaticali, quello maschile e quello femminile, applicabile anche a termini che indicano ruoli di potere.
Si passa poi ad una riflessione sullo stretto legame che intercorre tra il cambiamento sociale e il linguaggio: essi infatti si influenzano a vicenda e possono contribuire ad un obiettivo comune, quale il raggiungimento della parità di genere.
Infine l’ultima domanda verte sulla lingua italiana e in particolare sull’esistenza di abitudini e proverbi (ad esempio legati ad una visione ‘sessista’), che però risultano essere meno diffusi nel linguaggio usato dalle nuove generazioni.


Biancamaria Furci

https://www.mentelocale.it/genova/16875-intervista-biancamaria-furci-importanza-linguaggioinclusivo-mondo-attivismo.html

Quotidiano online "Mentelocale": intervista di Silvia Frattini, laureanda in Informazione e Editoria presso l’Università degli Studi di Genova, a Biancamaria Furci, caporedattrice per Bossy, pubblicata nel settembre 2022.
L’intervista verte su domande circa il nostro linguaggio, nel suo processo di evoluzione continua e nel suo stretto legame con la società e le persone. Un continuo cambiamento, come leggiamo nell'articolo, che spaventa alcuni, ma è importante nell’ottica di un mutamento che prenda in considerazione una maggiore inclusività della lingua, per poter permettere, a tutte le soggettività, la libera espressione della propria identità di genere. Le domande e le risposte prendono in esame anche temi quali i simboli, oggi presenti come proposte linguistiche verso questo cambiamento.


Gianna Mazzini

https://www.youtube.com/watch?v=AYjURHwUwa8 

Intervento di Gianna Mazzini, scrittrice e regista, dell’agosto 2021 in occasione del TEDx Talks di Putignano e dal titolo L’in/credibile valore dell’in/adeguatezza femminile.

Il tema affrontato è quello delle parole, della loro importanza e dell’uso che uomini e donne ne fanno, spesso diverso e con significati differenti. Il discorso si collega al tema della parità di genere e del ruolo della donna, affinché ci sia rappresentazione e riconoscimento in tutti gli ambiti della società.
Gianna Mazzini sottolinea l’importanza dello studio delle parole, per essere consapevoli e per non rincorrere ad una cancellazione della donna nelle frasi e nelle parole che pronunciamo tutti i giorni.
Seguono alcuni esempi validi per la lingua italiana che offrono spunti per riflessioni sul ruolo femminile all’interno della società.


Fabrizio Acanfora

https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/Schwa/1_Acanfora.html 

Articolo di Fabrizio Acanfora pubblicato nel marzo 2022 sul sito della Treccani e con il titolo Schwa: una questione identitaria.
L’attenzione è posta su una considerazione circa lo schwa, partendo da una sua definizione per arrivare al motivo di questa sua scelta, nata dal bisogno di alcune persone di potersi identificare ed esprimere liberamente. Come afferma Acanfora, si dovrebbe parlare non di inclusione, che presuppone da un lato chi include e dall’altro chi viene incluso (ponendo così chi include e chi viene incluso su due piani diversi, creando perciò disparità), ma di convivenza delle differenze, espressione che indica la parità e il rispetto reciproci.
Acanfora conclude con un’osservazione: lo schwa e altri simboli sono delle proposte e per questo possono aiutare a portare avanti una collaborazione, che possa trovare soluzioni condivise per una piena convivenza nella nostra società.


Incontro Fondazione Bracco e Women&Technologies, 2018

https://www.youtube.com/watch?v=qACIz4qaxnU 

L’incontro organizzato nel 2018 da Women&Technologies e Fondazione Bracco, ha visto la partecipazione della Presidente della Fondazione Bracco Diana Bracco, la fondatrice di Women&Technologies Gianna Martinengo, la neurobiologa Alice Mado Proverbio, la linguista Cecilia Robustelli e il vicedirettore del Corriere della Sera Daniele Manca. Dal titolo Stereotipi di genere, tra neuroscienze e linguaggio, la conferenza affronta il linguaggio in un’ottica di genere e in particolare gli stereotipi presenti nella nostra lingua.
Alice Mado Proverbio tratta il tema dal punto di vista del cervello e del suo funzionamento, introducendo il discorso con una definizione di stereotipo (inteso come schema mentale o credenza riferito a un gruppo di individui e creato sulla base di alcune caratteristiche), spiegando poi quali sono i processi che portano alla sua formazione e consolidamento e anche in quale area del nostro cervello questo abbia origine. Si passa poi più specificamente allo stereotipo di genere, come ad esempio quello occupazionale (nell’ambito lavorativo e nel ricoprire determinati ruoli di potere), per analizzare come la donna viene rappresentata attraverso il linguaggio. Gli studi effettuati, riporta Alice Mado Proverbio, hanno mostrato come i pregiudizi siano più presenti nel cervello maschile rispetto a quello femminile, ma anche come essi siano soggetti a cambiamento nel corso del tempo.
La parola passa poi alla linguista Cecilia Robustelli, la quale affronta la questione degli stereotipi dal punto di vista linguistico, in uno studio specifico dedicato all’uso della lingua e al suo mutamento. Viene sottolineato infatti come la lingua si trasformi nel suo adattarsi alle persone che cambiano e alla loro esigenza comunicativa. Da qui il collegamento però anche a casi di ‘cristallizzazione’ della lingua, vale a dire gli stereotipi (un esempio è quello delle giustificazioni stereotipate nel caso del femminicidio).
Cecilia Robustelli prende poi in analisi le forme femminili, il genere grammaticale e come questo venga usato nella nostra lingua seguendo precise regole linguistiche.
L’incontro prosegue e si conclude con alcune domande rivolte sia a Alice Mado Proverbio sia a Cecilia Robustelli circa i loro due interventi.


Irene Biemmi

https://www.youtube.com/watch?v=l0q91tpOew8

Lezione numero 8, appartenente ad un ciclo di video lezioni (Non perdiamoci di vista, la cultura ci unisce, iniziativa di Proteo Fare Sapere e Edizioni Conoscenza) curate da Giuliano Franceschini (professore di didattica generale e pedagogia speciale presso l’Università di Firenze). Questa lezione, tenuta dalla professoressa Irene Biemmi, ha come titolo Pensieri e parole. Ambiguità del linguaggio e invisibilità di genere.
Il discorso parte da una riflessione sul termine linguaggio, attraverso un riferimento all’opera di Alma Sabatini, sul ‘maschile non marcato’ e sulla lingua italiana in una prospettiva di genere e di rispetto dell’identità di genere.
Un altro tema affrontato è quello dell’ambiguità del linguaggio e di come a volte, attraverso l’uso di alcune parole, esso nasconda la presenza del genere femminile (vengono citati termini quali fratelli, bambini ecc..).
Irene Biemmi conclude la lezione con esempi tratti dal libro per bambini e bambine Cosa faremo da grandi? (di Irene Biemmi e illustrazioni di Lorenzo Terranera, promosso e patrocinato dal comitato Unicef italiano, Settenove, 2018).

La tematica del linguaggio di genere, che abbiamo visto essere affrontata e discussa in modo capillare nel nostro territorio, ha però grande risonanza anche in altri Paesi. È interessante perciò aprire un approfondimento circa alcuni interventi di figure provenienti da Paesi europei e non, al fine di ampliare la prospettiva e dare spazio a ulteriori riflessioni, dialoghi e proposte linguistiche su un tema così attuale.
Partiamo prima con due termini di origine straniera, ‘gender’ e ‘gender studies’, nella loro definizione e nel loro contesto di nascita:

“Il termine italiano genere traduce l’anglosassone gender, introdotto nel contesto delle scienze umane e sociali per designare i molti e complessi modi in cui le differenze tra i sessi acquistano significato e diventano fattori strutturali nell’organizzazione della vita sociale. Il g. ha così assunto il ruolo di categoria di analisi e interpretazione della conformazione esclusivamente sociale dei ruoli maschili e femminili, applicabile quindi a donne e uomini, considerando le une e gli altri come insiemi ampi e articolati, attraversati da differenze di ceto, culturali, etniche, religiose, di orientamento sessuale, di età, ecc. Tale accezione del g. ha trovato un fertile terreno di sviluppo nel contesto degli studi del settore e dei movimenti femminista e delle donne, che, riconoscendone l’indubbia portata euristica, ne hanno problematizzato la funzione di categoria. Il g. infatti richiama l’identità quale carattere individuante in senso forte, laddove il concetto d’identità è tra i più discussi del femminismo contemporaneo occidentale, cioè nel contesto in cui gli studi di g. o Gender studies sono stati più vitali e innovativi” (Definizione presente sul sito ufficiale della Treccani, tratta dal dizionario di filosofia (2009) alla voce gender/genere https://www.treccani.it/enciclopedia/gender-genere_%28Dizionario-di-filosofia%29/5)

“I Gender studies o studi di genere si occupano dei significati socio-culturali legati all’identità di genere e ai ruoli di genere e sono trasversali a diverse discipline, sia scientifiche che umanistiche; hanno il merito di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al tema dell’identità di genere e alla sua relazione con la biologia sessuale dell’individuo, relazione complessa e influenzata da fattoripsicologici, educativi e socio-culturali, quindi per nulla scontata e predefinita.
[…] È l’antropologa Gayle Rubin nel 1975, con The traffic women, la prima a parlare di sex-gender system, un sistema binario asimmetrico per cui la differenza tra i caratteri sessuali biologici viene trasformata in modo arbitrario in una disparità tra uomo e donna. I primi studi di genere però nascono negli Stati Uniti negli anni ’50 e si occupano di identità sessuale nelle due diverse dimensioni, negli anni ’70 e ’80 cominciano ad occuparsi della condizione femminile e si diffondono anche in Europa dove si collocano all’interno di una riflessione culturale, politica ed emancipativa più ampia, sulla condizione della donna nella società e di come sia cambiato il suo ruolo, e più in generale sulla condizione delle minoranze sessuali, etniche, linguistiche e delle disabilità. Lungi dal negare le differenze di genere, gli studi di genere ne approfondiscono lo studio al fine di comprenderne meglio le varianti" (Definizione tratta dal sito State of Mind, alla voce Gender studies, 2023, https://www.stateofmind.it/genderstudies/#:~:text=I%20primi%20studi%20di%20genere,una%20riflessione%20culturale%2C%20politica%20ed)

  
2. Il linguaggio di genere in altri Paesi del mondo

Di seguito sono presenti alcuni interventi, video, articoli, interviste e altri materiali presenti online (in lingua originale o in traduzione italiana), divisi per Paesi di origine e che affrontano la questione del linguaggio di genere.
Insieme sono riportati i link, eventuali autori o autrici e un breve riassunto dei contenuti principali.


United Nations: Peace, Dignity and Equality on a Healthy Planet

https://www.un.org/en/global-issues/gender-equality 

Pagina del sito delle Nazioni Unite dal titolo: Gender Equality: the unfinished business of our time.
Da una prima puntualizzazione circa l'importanza del tema della parità di genere e del ruolo della donna nella società, seguono alcune attività e obiettivi raggiunti dalle Nazioni Unite, con il fine di promuovere tale uguaglianza e di limitare dunque le disparità.

Si parla anche di diritti delle donne, della Commission on the Status of Women (CSW), che si occupa di uguaglianza di genere e di "empowerment of women", di violenza di genere e della Giornata Internazionale della Donna.
In ultima analisi seguono alcune note circa il tema del 'linguaggio di genere' a cui viene allegato il seguente link:
https://www.un.org/en/gender-inclusive-language/ 
Aprendo il link sopra riportato, è possibile accedere alle linee guida per un uso più inclusivo e responsabile della lingua inglese.
Tale pagina è accessibile anche in traduzione cinese, francese, araba, russa e spagnola (cliccando sulla lingua di interesse nel riquadro azzurro a fine pagina).
Di seguito l'esempio delle linee guida in inglese:
https://www.un.org/en/gender-inclusive-language/guidelines.shtml 
Link alla pagina del sito delle Nazioni Unite, che presenta alcune linee guida sull’uso della lingua inglese e alcune parole utilizzabili nel contesto di un linguaggio più inclusivo.
Ad una prima definizione di gender seguono strategie applicabili da tutti i cittadini, con il fine di un linguaggio rispettoso, che riconosca tutte le identità di genere e che al contempo renda la comunicazione efficace e chiara.
Alcuni esempi sono: le espressioni formali, le frasi da usare nello scritto o nel parlato, l'uso dei pronomi maschile e femminile, ma anche parole come mankind (definita ‘less inclusive’) a cui è preferibile humankind (definita ‘more inclusive’), oppure man-made sostituibile con artificial e altri esempi.


Win Chesson - USA

https://www.youtube.com/watch?v=l2YNrEgKHZY 

Intervento di Win Chesson (‘leadership coach’) presso la Stanford Graduate School of Business nell’aprile 2016. Questo discorso, dal titolo Why Gender-Inclusive Language Matters, attraversa la tematica del linguaggio di genere, della parità di genere e dell’inclusione.
Win Chesson riporta diversi esempi presenti nella lingua inglese, quali man-made, mankind, che sottolineano ancora oggi un linguaggio che continua ad usare stereotipi ed espressioni che oscurano la presenza delle donne.
Conclude il proprio intervento ricordando l’importanza di una riflessione e di un lavoro sul linguaggio; quest'ultimo inteso come mezzo attraverso cui spieghiamo la realtà che ci circonda e al contempo come mezzo che evolve insieme alla società.


Gayle Rubin - USA

https://unionefemminile.it/lo-scambio-delle-donne-gayle-rubin-pdf-italiano-e-inglese/

Il sito Unione Femminile fornisce a questo link due pdf, uno in lingua originale (inglese) e l’altro tradotto in italiano, del saggio di Gayle Rubin dal titolo The Traffic in Women: Notes on the ‘Political Economy’
of Sex. La traduzione italiana risale alla prima traduzione fatta nella nostra lingua, presente nella rivista "DWFdonnawomanfemme" (articolo pubblicato nel n. 1/1976).
Gayle Rubin è un’antropologa e attivista statunitense, conosciuta soprattutto, tra le sue diverse ricerche nell’ambito degli studi di genere, per l’introduzione del termine gender nel suo saggio The Traffic in Women: Notes on the 'Political Economy' of Sex, pubblicato nel 1975 anche nell’antologia femminista Toward an Anthropology of Women da Rayna Reiter (dati bibliografici tratti dal sito di wikipedia, https://en.wikipedia.org/wiki/Gayle_Rubin  e https://en.wikipedia.org/wiki/The_Traffic_in_Women:_Notes_on_the_Political_Economy_of_Sex).
Il saggio verte su riflessioni circa il problema dell’oppressione femminile, le discriminazioni sociali e, attraverso riferimenti a figure tra cui anche Marx, Claude Levi-Strauss, Sigmund Freud, Engels e Lacan, arriva ad una definizione di “sex/gender System”. Quest'ultimo viene definito come insieme di norme che determinano e regolano una società dal punto di vista del genere.
Gayle Rubin affronta così diversi temi importanti: il ruolo della donna nella società (attraverso alcuni esempi appartenenti al mondo del lavoro, alla divisione del lavoro in base al sesso e all'ambito domestico), della famiglia e dei ruoli di parentela (il patriarcato e il sistema matrimoniale), delle regole e norme con le quali noi nasciamo e attraverso cui veniamo educati, degli stereotipi, del gender e dell’identità di genere.


Deborah Cameron - UK

https://www.bps.org.uk/psychologist/language-common 

Articolo della professoressa Deborah Cameron (Oxford University) pubblicato nel luglio 2009 sul sito The british psychological society dal titolo A Language in common.
Viene affrontato il tema del linguaggio e delle differenze di genere in tale ambito e, partendo dalla affermazione diffusa nella società secondo cui donne e uomini usano il linguaggio in modi diversi, viene analizzato questo aspetto.
Deborah Cameron sottolinea dunque come non si possano generalizzare queste differenze, facendolo anche attraverso alcuni esempi tratti da studiosi: il modo di usare il linguaggio da parte delle donne e degli uomini infatti presenta maggiore complessità. Le differenze di genere nel linguaggio e nella comunicazione sono centrali nello studio e Deborah Cameron conclude invitando i lettori e le lettrici a prestare attenzione e a essere cauti nell’accettare ciò che spesso viene presentato come ‘self-evident facts’ (fatti o eventi dati per ovvi e scontati).