Il vocabolario a scuola


Intervento di Luca Serianni per il ciclo di lezioni sul tema Insegnare italiano: modelli per lo studio della lingua, organizzato dall’Accademia della Crusca nell’a.s. 2007-2008.

 
 

    PRIMA PARTE

Serianni introduce l’argomento della lezione: l’uso dei dizionari a scuola. Critica sin da subito il fatto che nell’ambiente scolastico non si dia spazio alla spiegazione di come il vocabolario debba essere usato. Si concentra poi in particolare su come potrebbe essere utile per gli studenti l’utilizzo del Dizionario di Base della lingua italiana (DIB) pubblicato da Tullio De Mauro, che è frutto di uno studio che si attiene alle possibilità cognitive del pubblico a cui si rivolge, vale a dire gli alunni nella fascia d’età corrispondente all’ultimo anno delle scuole elementari e ai primi due delle medie. Esso si fonda su un lessico di base che comprende 7000 termini, che lo studente deve saper maneggiare; le parole sono divise in 3 categorie: 3000 sono quelle fondamentali, 3000 quelle importanti ma non essenziali, 2000 quelle ad alta disponibilità.
Inoltre, De Mauro dimostra di badare al destinatario anche nell’inserimento di espressioni idiomatiche, facilmente soggette a fraintendimento da parte dei ragazzi. L’unico appunto che Serianni fa nei confronti del DIB è la presenza dell’etimologia, ritenuta non necessaria per le esigenze del pubblico a cui si rivolge il dizionario.

  • https://youtu.be/hje7Nqs5sSs?si=6jEEVcPvljxgJmrk&t=12m43s:
    Serianni legge un esempio di un lemma del DIB e lo confronta con uno dello Zingarelli, notando che i due dizionari si presentano diversi tra loro nella definizione, tarata per un tipo di pubblico differente. Il lemma che prende come esempio è vita; per una parola così carica di significati si possono suggerire almeno due esercizi utili agli studenti: uno in cui si chiede all’alunno di fare una classificazione delle accezioni; un altro in cui si chiede di inserire l’articolo corretto all’interno delle perifrasi con la parola vita (ad esempio la differenza tra dare la vita e dare vita).

  • https://youtu.be/hje7Nqs5sSs?si=6jEEVcPvljxgJmrk&t=23m14s:
    Riporta poi un altro esempio di lemma: vitamina. Questa è occasione per Serianni di approfondire quali tipologie di parole del lessico settoriale Tullio De Mauro ritenga utili per il pubblico a cui si rivolge, e quali ritenga invece da scartare. Tra quelle da mantenere vi sono le parole che possono essere usate anche in senso figurato: ne sono esempi i termini daltonismo (che può indicare sia l’incapacità di distinguere i colori sia l’incapacità di rendersi conto di una situazione) e miopia (che significa sia non vedere da vicino sia non avere lungimiranza).

 

     SECONDA PARTE

  • https://youtu.be/RYtrvJC_Gfw?si=MyX5mU5KlQh2eNDp&t=2m00s:
    Serianni critica l’eccessiva importanza conferita da De Mauro a termini etnici quali viterbese, soprattutto in un quadro – come quello del DIB – di forte riduzione delle informazioni da dare.

  • https://youtu.be/RYtrvJC_Gfw?si=MyX5mU5KlQh2eNDp&t=4m37s:
    Serianni loda l’attenzione riposta nel DIB alle reggenze, per nulla ovvie specialmente per i ragazzi, i quali potrebbero riscontrare difficoltà nell’adottare la preposizione giusta. Approfondisce questo tema leggendo la voce esprimere, esempio di come ci siano verbi che ammettono sia un uso assoluto sia un uso con complementi. Questo esempio serve a Serianni per fare una riflessione: la sovrapposizione semantica di due parole non è quasi mai possibile, se non per una determinata zona di lessico o di reggenze.

  • https://youtu.be/RYtrvJC_Gfw?si=MyX5mU5KlQh2eNDp&t=14m27s:
    Il dizionario può offrire anche informazioni di tipo testuale, ad esempio inserendo gli usi testuali delle congiunzioni. Le incertezze in questo senso sono normali, specialmente per i connettivi meno ovvi, come bensì, che Serianni ritiene debbano essere conosciuti molto bene perché fondamentali per graduare il meccanismo dell’argomentazione.

  • https://youtu.be/RYtrvJC_Gfw?si=MyX5mU5KlQh2eNDp&t=20m53s:
    Serianni afferma che gli usi formali e gli usi colloquiali delle parole vanno sempre tenuti distinti, dimostrando che il dizionario è un’occasione per riflettere sulla lingua a livello lessicale ma anche a livello grammaticale e testuale.

  • https://youtu.be/RYtrvJC_Gfw?si=MyX5mU5KlQh2eNDp&t=25m00s:
    La linguista Valeria della Valle ritorna sul concetto per cui ogni parola è diversa dalle altre e riporta come esempio la differenza tra neologismo e neosemia: il primo termine indica l’introduzione di una parola nuova all’interno di una lingua, il secondo (coniato da Tullio De Mauro) significa invece attribuire un nuovo significato ad una parola già esistente.